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Consapevolezza Tranquillità obiettivi
1. Aumentare l'energia in sè stessi e nell'azienda
Spesso si associa il concetto di energia in azienda a ciò che alimenta macchine e impianti e agli sforzi di tempo e risorse per ottimizzare i consumi, oltre che per migliorare l’efficienza globale dei sistemi produttivi. Si fa fatica ad abbinare il concetto di energia ad un’altra risorsa fondamentale delle aziende, le persone. Quando si parla di persone il concetto di energia e di efficienza scompare dalla prassi comune di manager ed imprenditori e di conseguenza dal pensiero diffuso delle persone in azienda. Sono rari, ad esempio, i progetti aziendali lanciati per ridurre il numero di ore lavorate, a parità di risultati ottenuti. Eppure lavorare 10 ore ad efficienza 40% oppure lavorare 4 ore ad efficienza 90% sono due situazioni dai risvolti completamente differenti, ma di solito questo non rientra nelle preoccupazioni comuni delle persone in azienda. Se vogliamo far entrare i principi di reale efficienza nella gestione delle persone in azienda non possiamo fare a meno di considerare ciascun individuo come un complesso sistema energetico in funzione. E come per qualsiasi sistema energetico vanno comprese a fondo le regole ed i principi di funzionamento prima di poterne ottimizzare realmente il rendimento. AUMENTARE L’ENERGIA IN SE STESSI E IN AZIENDA Questo corso di due giorni ha l’obiettivo di trasferire le competenze manageriali per coltivare e far crescere l’energia delle persone in azienda. Quando questo accade, si manifesta un duplice beneficio: sono favoriti più risultati nello stesso tempo, ma soprattutto si vede crescere il benessere delle persone in azienda.
2. APPRENDERE COME GUIDARE E FARE CRESCERE IL PROPRIO TEAM
Produttività estrema, aspettative elevate, competizione, rapidi cambi di direzione, rinunce, stress, affanno: una delle sfide più grandi dei nostri giorni è rappresentata dal raggiungimento congiunto di elevate prestazioni aziendali e di grande benessere. Spesso le forme di organizzazione individuali ed aziendali non sono atte a semplificare la gestione individuale e del team. Anzi, a causa di uno stile di vita aziendale spesso non ottimale, si assiste a progressive perdite di energia a diversi livelli gerarchici aziendali, con conseguenti perdite di valore del patrimonio umano a disposizione in azienda. . Aspetto chiave di questo seminario intensivo della durata di due giorni è rappresentato dal focus duale: da una parte l’obiettivo di ottenere maggior tempo ed energia individuale per attività manageriali strategiche e personali, dall’altro guidare, motivare ed abilitare i propri team verso un modello di miglioramento continuo autonomo. Prima l’eccellenza personale come Manager, poi la capacità di guidare verso mete ambiziose il team in contesti ad elevata variabilità, trasferendo visione e valori unificanti e motivanti. APPRENDERE COME GUIDARE E FARE CRESCERE IL PROPRIO TEAM Senza mai dimenticare di trovare sempre un equilibrio vita lavorativa – vita aziendale, per garantire sostenibilità ed eccellenza vera nel lungo termine, per se stessi e per l’azienda.
3. NEUROSCIENZE IN AZIENDA
le neuroscienze per dare una mano al business Neuroergonimia e ergonomia per più Benessere SAPEVA CHE LE NEUROSCIENZE FAVORISCONO L’AUMENTO DEL SUO BENESSERE QUOTIDIANO? scopra le soluzioni che combinano l'attenzione al benessere psicofisico, alla qualità, all’efficienza e al benessere. Scopra come migliorare l’organizzazione dell’ambiente e dei processi di lavoro , riducendo le condizioni di stress fisico e mentale e trasformi il suo posto di lavoro in un luogo di benessere. Massimizza il benessere e la produttività Lavorare dovrebbe essere come vivere. Ecco perché le soluzioni per l’ergonomia e il benessere sul posto di lavoro sono progettate per migliorare la qualità della vita mentre siamo al lavoro.
4. WELLBEING AZIENDALE
Wellbeing Aziendale: cos’è e quali sono i vantaggi per l’azienda e il benessere dei dipendenti benessere”, sta ad indicare un benessere fisico, mentale ed emotivo. Applicato alla realtà di un’impresa, questo concetto fa parte delle politiche di welfare aziendale ed è costituito da molteplici attività volte a favorire una vita lavorativa più tranquilla e felice ai dipendenti. Il wellbeing aziendale coinvolge vari aspetti della vita del lavoratore, come: salute fisica; salute psicologica; ambiente lavorativo. Adottare politiche di wellbeing aziendale, secondo l’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO), contribuisce a migliorare la produttività dei dipendenti. Sempre più aziende, infatti, stanno adottando politiche volte al benessere del lavoratori,perché sempre più consapevoli che la qualità della vita influisca direttamente sulla motivazione e sulla produttività. È molto importante provvedere a migliorare l’ambiente fisico in cui vengono svolte le attività lavorative: in media un dipendente spende quasi il 60% della giornata lavorando. Un ambiente di lavoro organizzato e rilassante garantisce: un minore stress; rischi di infortuni minori; limitati eventi di mobbing. Sono numerose le attività che possono essere implementate per garantire il wellbeing aziendale. Alcune non prevedono un grosso dispendio di tempo o di denaro, altre necessitano di investimenti per poter essere attuate. In ogni caso il dispendio di tempo e denaro comporta, però, degli importanti vantaggi per l’azienda. Infatti, secondo molti studi garantire il benessere dei dipendenti permette il rientro degli investimenti effettuati fino al 230%. Vediamo quali sono i vantaggi che derivano dall’attuazione di queste politiche. produttività migliorata: una qualità della vita più alta si traduce in una maggiore produttività; salute migliorata: se il lavoratore è meno soggetto a stress, tenderà a richiedere meno giorni di permesso; turnover ridotto: oltre ad attrarre talenti, grazie alle politiche di wellbeing il tasso di turnover si ridurrà considerevolmente. Questo si traduce in un abbattimento dei costi per la formazione di nuovi dipendenti. Il wellbeing genera un nuovo Entusiasmo
5. INGEGNERIA DELLE ABITUDINI MINDSET
attraverso la metodologia Habit Management spiegata e sperimentata in questo innovativo corso – unico nel suo genere – i partecipanti acquisiscono la capacità di eliminare o modificare le abitudini depotenzianti, imparando ad introdurre nuove abitudini propedeutiche ai risultati che si vogliono ottenere a livello individuale e aziendale.
6. Entusiasmo: come essere positivi per aumentare le prestazioni in azienda
I benefici dell’entusiasmo che portano
ricchezza in azienda e come
entusiasmare il tuo team
Entusiasmo: le analisi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)
parlano chiaro.
L’entusiasmo – e la mancanza di entusiasmo – è sempre più un fattore determinante,
un’energia vitale per ilsuccesso di un’azienda.
Il successo di un’azienda è determinato dalle persone e, a parità di talenti e
competenze, una persona entusiasta rende molto di più e fa in modo che anche gli altri
membri del team possano essere positivi.
Entusiasmo, felicità e perché è il trend
del momento
Se l’Onu ha dedicato una giornata mondiale alla felicità, se l’OCSE raccomanda agli istituti
di statistica nazionali di adottare l’indice della felicità e persino l’università americana di Yale
ha istituito un corso sulla felicità, è il caso di studiare bene il fenomeno e capire come
l’entusiasmo impatta sulle aziende.
7. CRESCERE IN TEAM
Quali sono gli elementi costitutivi e fondanti di un team? Quali sono le caratteristiche di un team ad elevate performance? Ogni azienda è abituata a lavorare in gruppi di lavoro, ma quanti di questi possono essere definiti veri e propri “Team” ad alta efficacia? La differenza fra un gruppo coeso e un insieme di persone disordinato è che il gruppo ha degli obbiettivi in comune (fare del profitto, dare un servizio o semplicemente sopravvivere) ed un modo di agire che porta alla massima valorizzazione di tutte le persone al suo interno. Se un gruppo di lavoro non raggiunge i risultati richiesti o se li raggiunge in presenza di conflitti, tensione, clima negativo, le persone che vi fanno parte andranno incontro a frustrazione, demotivazione, scarsa capacità di contribuire con entusiasmo ai risultati dell’azienda. Gestire i collaboratori in modo efficace ed attuare consapevolmente tecniche di motivazione all’interno dei gruppi di lavoro diventa indispensabile per migliorare le performance del gruppo stesso. Passare da un’ottica individuale al raggiungimento di obiettivi di gruppo significa realizzare un team che non sia solo la somma di competenze individuali, ma che abbia una propria identità e possa operare in maniera coordinata per realizzare i progetti e le finalità aziendali. CRESCERE IN TEAM Un approccio evoluto, orientato alla massima valorizzazione e al coinvolgimento profondo delle persone, porta a notevoli benefici sia in termini di aumento delle prestazioni e di qualità del lavoro sia in termini di elevati livelli di soddisfazione individuali. Tutto questo conduce alla liberazione e alla utilizzazione delle energie creative latenti nell’organizzazione. Pertanto, l’apprendimento dei meccanismi di funzionamento dei team di lavoro costituisce un bagaglio professionale importante per il raggiungimento degli obiettivi aziendali e l’integrazione delle persone in azienda sia nella prassi quotidiana sia nei progetti aziendali rivolti al mercato o all’innovazione organizzativa e tecnologica dei processi. Il corso esplora i processi che stanno dietro alla creazione, al funzionamento ed al mantenimento di un team e fornisce tecniche per trasformare il proprio gruppo di lavoro in un team affiatato, performante, efficace…insomma, “Lean”.
8. DEGLUTTERING EMOTIVO
Il segreto per raggiungere il benessere è prendersi cura delle emozioni Impara a vivere con leggerezza Per Decluttering si intende eliminazione del superfluo, ma lo scopo di questo corso è comprendere a fondo quanto sia importante tenere ciò che davvero ha valore. Scegliere di fare declutter significa fare spazio non solo nelle stanze della tua casa, ma anche nella tua mente, nel tuo tempo e nei tuoi rapporti con gli altri.. DECLUTTERING EMOTIVO Il Decluttering emotivo migliora la nostra capacità di stare in equilibrio tra emozioni diverse e fluttuanti. Fare Decluttering emotivo richiede una skill essenziale: la capacità di lasciar andare. Non è semplice non farsi sopraffare dalle “cose”, dagli oggetti, dai pensieri, dai progetti, dai ricordi, dalle liste, dalle previsioni, dalle preoccupazioni. Per fare ordine nel proprio delicato spazio interiore si parte sempre dal fare ordine nell’ambiente circostante.Come ci insegnano i giapponesi, se abiti e lavori in uno spazio arioso, funzionale ed ordinato dove gli oggetti hanno una loro collocazione, circolerà meglio anche l’energia, le idee e di conseguenza le emozioni saranno armonizzate. Esistono tecniche orientali come il Feng Shui e il Ba-gua che spiegano bene la correlazione tra oggetti energia e stato emotivo. Secondo queste tecniche è possibile riequilibrare l’energia del luogo abitativo o professionale agendo in modo correlato su aspetti della vita come ricchezza, relazioni e benessere. Esiste una connessione forte tra le cose della nostra casa, le nostre aree esistenziali e la nostra mente. L’uomo è tendenzialmente conservatore, siamo naturalmente portati a trattenere tutto, fuori e dentro di noi. Ecco quindi che puoi attivarti per fare ordine, fare decluttering, per fare spazio al nuovo e per andare avanti, oltre che per adattare l’ambiente a quello che siamo adesso, che certamente non corrisponde a ciò che eravamo ieri. Tutto è sempre in continuo mutamento e il decluttering ti aiuta proprio in questo, a restare sempre aggiornato dentro e fuori, secondo la più nuova e migliore versione di te! Come faresti con gli aggiornamenti software. Hai fatto caso che quando aggiorni il sistema operativo del tuo smartphone si libera spazio? Quello spazio si rende disponibile per nuove foto di nuove avventure. Le azioni di riordino dell’esistente inoltre ti mettono da subito in una condizione propositiva e più stimolante. Come a dire: “riparto da qui, da quello che per me adesso conta”. Con il decluttering emotivo ti alleni quindi ad eliminare i pensieri negativi. Lasci andare ciò che ti appesantisce. Crei spazio fisico e mentale per accogliere il nuovo (metteresti un nuovo divano in una stanza piccola e già piena di componenti di arredo?. Fare spazio negli ambienti è fare spazio anche dentro di te. Come è dentro così è fuori. Così dai spazio alle nuove idee. È come creare una stanza degli hobby ricavata da uno spazio che prima non c’era. Non da ultimo, con il decluttering ti alleni e impari a scegliere cosa tenere.
9. L'ARTE DELLA COMUNICAZIONE IN AZIENDA
Spesso ci illudiamo in tema di comunicazione. Persino quando rimaniamo immobili senza dire una parola, magari con l’intenzione di essere impenetrabili e di non voler comunicare, ci sbagliamo. Purtroppo l’inganno che c’è dietro questa illusione è grande! Ogni persona, in ogni cosa o azione che fa, comunica sempre qualcosa a qualcuno, salvo che non sia da sola. “Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare “, è il primo assioma della comunicazione. Non si può non comunicare, anche quando non si fa niente. La comunicazione non è solo verbale, ma anche gestuale e visuale. Dato allora che è impossibile non comunicare, è meglio saper comunicare efficacemente. Una buona capacità di comunicazione, quindi, è fondamentale per il successo nella vita, nel lavoro e nelle relazioni. In azienda questa capacità è fondamentale per il successo del team e dell’azienda stessa. Comunicare in modo efficace significa sapersi esprimere in ogni situazione con qualunque interlocutore (collega, collaboratore, superiore, fornitore, cliente) sia a livello verbale che non verbale, in modo chiaro e coerente con il proprio stato d’animo. Senza una comunicazione efficace, il nostro messaggio può trasformarsi in errore, incomprensione, frustrazione, o anche in un disastro per essere stato L’ARTE DELLA COMUNICAZIONE IN AZIENDA frainteso. Questo corso è rivolto a tutti i professionisti che vogliono migliorare le proprie capacità comunicative in contesti quotidiani (riunioni, presentazioni interne, gestione di team) e in contesti a più ampio spettro (public speaking a platea di “sconosciuti”). Ci si basa proprio sull’autenticità e la naturalezza della comunicazione personale. Si lavora dapprima sul corpo e sull’espressività individuale. In un secondo momento, si apprendono concretamente le principali tecniche di strategia e costruzione del messaggio. Con esercitazioni mirate si impara inoltre a gestire le domande (anche quelle difficili, comprese le aggressioni verbali) ad accrescere la capacità di convincimento e di promozione delle nostre idee.
10. CLIMA AZIENDALE E GESTIONE DEGLI SPRECHI
Produttività estrema, aspettative elevate, competizione, rapidi cambi di direzione, rinunce, stress, affanno: una delle sfide più grandi dei nostri giorni è rappresentata dal raggiungimento congiunto di elevate prestazioni aziendali e di grande benessere. Spesso le forme di organizzazione individuali ed aziendali non sono atte a semplificare la gestione individuale e del team. Anzi, a causa di uno stile di vita aziendale spesso non ottimale, si assiste a progressive perdite di energia a diversi livelli gerarchici aziendali, con conseguenti perdite di valore del patrimonio umano a disposizione in azienda. . Aspetto chiave di questo seminario intensivo della durata di due giorni è rappresentato dal focus duale: da una parte l’obiettivo di ottenere maggior tempo ed energia individuale per attività manageriali strategiche e personali, dall’altro guidare, motivare ed abilitare i propri team verso un modello di miglioramento continuo autonomo. Prima l’eccellenza personale come Manager, poi la capacità di guidare verso mete ambiziose il team in contesti ad elevata variabilità, trasferendo visione e valori unificanti e motivanti. APPRENDERE COME GUIDARE E FARE CRESCERE IL PROPRIO TEAM Senza mai dimenticare di trovare sempre un equilibrio vita lavorativa – vita aziendale, per garantire sostenibilità ed eccellenza vera nel lungo termine, per se stessi e per l’azienda. Obiettivi Introdurre un nuovo stile di vita in azienda, per migliorare congiuntamente prestazioni e benessere Imparare a ridurre lo stress, aumentare i livelli di energia e la produttività personale Migliorare l’efficacia personale imparando a fare di più con meno Imparare a generare energia fisica, emozionale, mentale in sé e negli altri Apprendere come guidare, far crescere e responsabilizzare il proprio team attraverso il supporto giornaliero all’ottenimento dei risultati Trasferire Vision e Valori in azienda..
11. COME GESTIRSI IL TEAM IN TEMPI DI INCERTEZZA
Rispondere in modo tempestivo ed efficace alla variabilità delle richieste di mercato e dei flussi di clientela, organizzare le attività per soddisfare una domanda di mercato stagionale, fronteggiare picchi produttivi e sostituire lavoratori per assenze programmate o improvvise. Queste sono solo alcune delle sfide che tutti i giorni le aziende si trovano ad affrontare, senza considerare gli impatti del continuo evolvere delle normative sanitarie specifiche sulla gestione quotidiana del personale. Per crescere in questo contesto, le aziende ricercano una maggior flessibilità nella gestione delle risorse e si attivano per rispondere adeguatamente alle esigenze di lungo, medio e breve periodo (dalle ferie programmate ai permessi, dai picchi di lavoro alle malattie e gli infortuni). Sempre più spesso le organizzazioni si impegnano a creare e implementare matrici di polivalenza e polifunzionalità credendo che questo sia sufficiente al raggiungimento del loro scopo (avviso ai naviganti: in questo contesto con il termine poli-valenza si intende la capacità di scambiare il lavoro/i compiti con altri colleghi all’interno della stessa area funzionale; con poli-funzionalità ci si riferisce alla capacità di svolgere funzioni e ruoli diversi dal proprio). I capi funzione, da soli o “accompagnati” (dai fornitori), si trovano seduti ad un tavolo ed elencano le mansioni e le competenze che servono per svolgere un determinato ruolo e su ciascuna di queste voci si confrontano, a volte non senza conflitti, per determinare chi è autonomo e chi no, chi ha bisogno di aiuto e chi può insegnare ad altri. Dopo mesi di sforzi e diversi tentativi di implementazione qualcosa a volte, però, non funziona: non tutti gli allievi raggiungono il livello di autonomia sperato, solo alcuni sono pronti a svolgere nuovi incarichi e assumersi nuove responsabilità e chi sapeva fare le cose continua a essere il collettore di tutte le richieste dei colleghi meno esperti. Fra gli allievi alcuni danno l’impressione di essere più svegli, motivati o volenterosi di altri e fra i tutor, alcuni sembrano più efficaci, più pazienti o più portati all’insegnamento. Si mette in stand-by il progetto e nella migliore delle ipotesi si cerca l’aiuto di professionisti specializzati. Sempre più spesso, come società di consulenza, ci viene richiesto dai clienti un aiuto per l’implementazione di matrici di polivalenza, polifunzionalità e tavole di rimpiazzo. Quali sono i difetti riscontrabili nel lavoro eseguito dalle aziende? Quando leggiamo i documenti prodotti e facciamo domande per capire ciò che è stato fatto fino a quel momento troviamo spesso alcuni errori ricorrenti. Le attività che popolano le matrici sono descritte in modo troppo ampio e generico e i termini utilizzati sono spesso interpretabili in diversi modi a seconda di chi li legge. Per esempio, termini come proattività, precisione, accuratezza (che etichettano gli atteggiamenti più che i comportamenti) sono troppo vaghi per descrivere i risultati da ottenere, o i comportamenti da agire. Nell’elenco dei ‘compiti’, le attività sono a volte confuse con le competenze di ruolo, o addirittura con i requisiti di ruolo. Locuzioni come capacità di gestione dei progetti, competenze relazionali, doti di comunicazione hanno poco significato se non vengono descritti i comportamenti che ci si aspetta di vedere, oltreché essere fuori luogo nella popolazione di una matrice di polivalenza. Parlando con le persone ci rendiamo conto che i tutor prescelti erano sì molto validi tecnicamente, ma non capaci e, a volte, neanche motivati a insegnare. Troppo spesso ‘gli insegnanti’ non sono stati preparati adeguatamente allo svolgimento del loro compito: non hanno idea – se non intuitivamente – di come si organizzi un piano di formazione sul campo, né di quali siano gli aspetti da curare per instaurare una relazione buona e proficua con l’allievo. In ultimo troviamo che non sono stati messi a disposizione gli strumenti base per sostenere l’apprendimento e per monitorare i progressi nel corso del tempo o, se forniti, sono poco adatti allo scopo perché mutuati da documenti di altre funzioni (tipicamente dalla qualità) il cui obiettivo non era, di certo, facilitare l’apprendimento di nuove attività. Quali sono gli ingredienti di un progetto di polivalenza efficace? Per implementare e sostenere nel tempo l’intercambiabilità in azienda bisogna seguire un metodo strutturato per la Progettazione della Didattica (Istructional Design) e tenere conto di alcuni elementi di base: 1. Definisci le Performance Per popolare una matrice di polivalenza bisogna partire dalla performance desiderata ossia dal risultato (e sotto-risultati) che la persona deve ottenere e poi declinarlo nelle azioni da fare sulle diverse postazioni di lavoro, o nelle diverse fasi del processo. Solo in questo modo le attività inserite nella matrice potranno essere proprio quelle che servono per raggiungere i risultati desiderati. 2. Descrivi le azioni specifiche per raggiungere le Performance Nella descrizione delle attività bisogna avere cura di descrivere oggettivamente i singoli comportamenti che la persona deve agire (operazione chiamata tecnicamente Pinpointing). Messe nero su bianco le descrizioni, almeno quando si è alle prime armi, è utile domandarsi: ‘’Se qualcun altro leggesse questa descrizione saprebbe individuare esattamente lo stesso comportamento che ho in mente io?”. Se la risposta è positiva è probabile che abbiamo fatto un buon Pinpointing, se la risposta è negativa dobbiamo riformulare. Un’altra buona prova è andare sul campo con un collega che non ha partecipato alla descrizione dei comportamenti e calcolare la percentuale di accordo sulle osservazioni effettuate dal vivo (procedura più dispendiosa ma estremamente efficace). Premurarsi di ciò permetterà di inserire nella matrice di polivalenza soltanto attività che possano dirsi effettivamente ‘a prova d’interpretazione’. L’attenzione a fare un buon Pinpointing faciliterà gli scambi comunicativi fra tutor e allievi nel corso di tutto l’apprendimento. 3. Monitora i progressi Una volta creata la matrice, per ogni fase e/o postazione sono elencate le attività e i sotto-risultati che l’allievo deve raggiungere per dirsi autonomo. Questo elenco (anche detto “registro delle attività”) costituisce l’intero programma didattico e la sua costruzione e condivisione risulta fondamentale per ottenere il massimo consenso fra le parti in merito al contratto di insegnamento. Il registro è soprattutto uno strumento di lavoro: servirà ad allievi e tutor per tenere traccia dei progressi ottenuti nel corso del tempo, individuare rapidamente quali siano le attività ancora da imparare e i passaggi da rivedere insieme per raggiungere il livello di autonomia desiderato. Esattamente come un libretto universitario, è importante che sia in possesso dell’allievo e che sia compilato dal tutor in una sede condivisa per ufficializzare ogni progresso ottenuto. Questa prassi, se eseguita correttamente, sollecita i meccanismi di ricompensa e gratifica dell’allievo aumentando il suo livello di motivazione. 4. Crea istruzioni visuali Immaginate di dover montare un nuovo armadio IKEA con quattro ante scorrevoli per la vostra camera da letto senza le istruzioni visuali solitamente fornite. Munendovi di pazienza e buona volontà, forse, alla fine riuscireste a montarlo ma probabilmente un week-end non vi basterebbe per ultimare l’impresa. È la situazione in cui si trovano molte ‘vittime’ della polivalenza in azienda a cui non vengono forniti gli strumenti adeguati. Per questo un pezzo fondamentale nella Progettazione della Didattica è selezionare le istruzioni essenziali e costruire un manuale che contenga immagini e foto che mostrano azioni e risultati da raggiungere in tutte le postazioni, o in tutte le fasi del processo. Per ottenerlo è importante coinvolgere un esperto del mestiere (ad esempio uno o più dei tutor nominati) e scattare foto o screenshot da inserire nel manuale. 5. Responsabilizza e forma i tutor Una volta preparati i materiali e selezionati i tutor, un passaggio fondamentale è conferire esplicitamente a ciascuno di loro la responsabilità dell’addestramento di una specifica persona, chiarendo gli obiettivi dell’apprendimento: es. “Luca, a partire dalla settimana prossima ti affiancherai a Michele e per un mese gli insegnerai queste 20 attività. L’obiettivo è che alla fine del mese prossimo Michele sia autonomo nello svolgimento di queste attività e sappia avviare la linea da solo”. Il coinvolgimento dei tutor sarà ancora maggiore se questi sono stati coinvolti in prima persona nella costruzione del manuale e del registro delle attività. Il secondo passaggio è preparare i tutor al loro compito. Nelle aziende ci sono tante persone tecnicamente molto capaci, donne e uomini che hanno acquisito competenze specialistiche grazie ad anni di esperienza sul campo; queste persone,però, non sempre sono in grado di insegnare ad altri per il semplice motivo che nessuno lo ha mai insegnato a loro. Per questo motivo l’ultimo miglio del progetto, prima di scendere in campo, deve essere dedicato alla formazione dei tutor. In poche sessioni mirate vanno spiegati i principi dell’apprendimento e dell’insegnamento: come organizzare e suddividere il percorso di apprendimento attraverso la costruzione di esercizi intermedi e di complessità sempre maggiore, come comunicare in modo efficace, come organizzare le singole sessioni di apprendimento. Purtroppo ci siamo abituati a una formazione fatta di lezioni frontali e povera di esercitazioni, ma questo non è il modo in cui impariamo: l’apprendimento avviene facendo realizzare il lavoro all’allievo con le sue mani, facendogli domande aperte affinché possa ragionare con la sua testa e grazie a feedback puntuali, per lo più positivi. Quindi, prima di avviare l’insegnamento sul campo, va previsto un modulo specifico che spieghi ai tutor come motivare all’azione gli allievi, come indurli a ragionare autonomamente, come dare feedback efficacemente e come costruire una buona relazione con l’apprendista. Infine, è opportuno, almeno nelle prime uscite, far affiancare i neoabilitati tutor da colleghi o figure esterne che, padroni del metodo di insegnamento, possano dare feedback immediati rispetto ai loro comportamenti durante le singole sessioni di apprendimento. Questa prassi sostiene fortemente i tutor nell’applicazione di quanto imparato in aula e li responsabilizza nell’applicazione del metodo di insegnamento. Ognuno di questi elementi costituisce un mattone fondamentale nella progettazione di una didattica efficace e permette in fase di esecuzione di ridurre – fino a dimezzare – i tempi di apprendimento e quindi la spendibilità della persona su più mansioni. Se l’implementazione di tutte queste azioni ti sembra un dispendio importante di energie prova a pensare a quanto tempo e denaro viene sprecato nell’organizzare e implementare progetti frettolosi che hanno scarsa efficacia se si guarda ai risultati raggiunti. Per non parlare poi del senso di frustrazione di allievi, insegnanti, capi funzione e committenti del progetto! Diverse aziende hanno già sperimentato i benefici di questo metodo
12. STRESSATI IN AZIENDA QUANTO BASTA
Se puntate un taser addosso a un cardiopatico di 70 anni, prossimo all’obesità e che non s’allena da 30 anni, e minacciate di elettrificarlo se non corre i 100 metri in meno di 30”, lo stressate a tal punto da fargli venire un infarto prima di partire.
Se faceste lo stesso con Usain Bolt, quello scrollerebbe le spalle, e senza produrre un goccio di adrenalina va, torna e vi aiuta a rimettere il taser nella fondina.
Iniziamo questo articolo con un’iperbole per chiarire un concetto importantissimo: lo stress è l’attivazione di una risposta fisiologica alle richieste dell’ambiente in relazione alle capacità dell’individuo e non in assoluto. E visto che in Svizzera più del 40% dei lavoratori si dichiara stressato e vuole cambiare lavoro è il caso di capire che cosa significa stress e che cosa possiamo fare per aumentare le performance e la retention dei talenti.
Un rinforzatore negativo – tipicamente una minaccia, una pressione, una richiesta – risulta essere una condizione di disagio per qualcuno, ma non è detto che lo sia altrettanto per altri. La risposta “stress” si attiva in base a una percezione individuale – e quindi soggettiva – delle proprie risorse percepite che possono far uscire dal disagio che si prova.
Lo stimolo diventa stressogeno in relazione a quello che tu sai, o puoi, fare in quel momento.
Dal punto di vista evolutivo, lo stress – inteso come risposta fisiologica – è il leone o la tigre ci minacciava e se noi, homo sapiens, non avessimo avuto un sistema per sottrarre energia a processi procrastinabili (es. la digestione) per concentrarla nei muscoli e difenderci o fuggire, saremmo morti prima di poter passare i caratteri ai nostri figli che ancora dovevano nascere.
La natura ha impiegato decine di millenni per selezionare questa risposta, tanto involontaria quanto necessaria. Ma il mondo, oggi, cambia a velocità esponenzialmente superiore a quella con cui può cambiare la nostra fisiologia, che non è aggiornabile come un firewall o un’app.
Viviamo in un mondo iper-razionale, iper-codificato, iper-regolato, iper-burocratico, con un cervello “selezionato” da un ambiente selvaggio e competitivo.
Il nostro compito è saper sfruttare questi meccanismi senza esserne vittime e senza essere carnefici dei nostri collaboratori.
Quindi lo stress può essere “buono” o “cattivo”, ossia capace di produrre una risposta funzionale alle richieste dell’ambiente, come per esempio l’eccitazione che ci prende e ci spinge in una gara a cui arriviamo preparati (eu-stress); o disfunzionale, come il panico che fa far scena muta al concorrente bi-laureato di fronte alla domanda elementare del conduttore del quiz serale (dis-stress).
Noi dobbiamo capire quindi come attivarci e attivare i nostri collaboratori “eustressandoli” per bene senza “distressarli”.
13. COME CREARE UN ESERCITO DI PROBLEM SOLVER
Come è possibile far crescere le nostre aziende se tutte le questioni più urgenti e più rilevanti passano da noi o se la risoluzione di tutti i problemi richiede il nostro intervento? Purtroppo non è possibile!
Se ogni decisione e ogni problema richiede il nostro intervento, diventeremo presto il collo di bottiglia che rallenta la crescita dell’azienda e accresce il grado di stress nostro e dell’organizzazione.
Per ottenere più risultati e più benessere in azienda è necessario plasmare il nostro modo di lavorare ponendo attenzione a sviluppare il pieno potenziale delle persone attraverso la delega, il coaching e il problem solving.
L’ostacolo al miglioramento e all’ottenimento di risultati è spesso collegato alla difficoltà di imprenditori e manager di mettere i collaboratori nelle condizioni di lavorare e risolvere i problemi in autonomia supportandoli attraverso un’azione di presidio efficace.
In questo workshop comprenderemo come
utilizzare la delega per far crescere noi stessi, i nostri collaboratori e l’azienda;
sviluppare responsabilità e problem solving nelle persone attraverso una leadership differente che integri le abilità da coach e da mentore con quelle manageriali e gestionali.
Sondaggio
le emozioni più frequenti sono
soddisfatto (6)
esausto (6)
preoccupato (6)
stressato (6)
ottimista (7)
allegro (6)
rilassato (6)
triste (6)
al sicuro (6)
irritato (6)
solo (6)
pieno di energie (6)
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